GARDONE VT. Il Rotary Valtrompia è sempre in prima linea quando si tratta di generosità. Tanto più in un momento di emergenza come quello che stiamo vivendo a causa della terribile pandemia...
Campus il Trampolino
Spettacolo teatrale “Il Visitatore” di E.E. Schmitt. Compagnia Teatrale “La Betulla” di Bruno Frusca.
Interclub con il Gruppo Cidneo e Rotaract Valtrompia e Salò-Desenzano a sostegno del service “Il Trampolino”
Venerdì 04 marzo 2016, presso il Teatro Sociale di Brescia, si è tenuto il tanto atteso evento da tempo organizzato dai cinque Club del Gruppo Cidneo, con la collaborazione di due Rotaract (Valtrompia e Salò Desenzano) per finanziare il Service comune scelto per questo anno rotariano : “Il Trampolino”.
Il fine è quello di offrire una vacanza ludico educativa ai bambini affetti da gravi malattie e reduci da lunghe spedalizzazioni per aiutarli a “spiccare il salto”, riappropriandosi, per quanto possibile, di quella autonomia che porta ad una riconquista dell’autostima e della fiducia in se stessi. Così ha spiegato al folto pubblico l’amico e Socio Marco Franceschetti, Presidente della Onlus “Don Tarcisio Festa”, che ogni anno, con l’aiuto di un’équipe di specialisti e volontari, si adopera per realizzare questa vacanza estiva di due settimane.
Prima dello spettacolo l’Assistente del Governatore Bortolo Perugini ha rivolto un saluto e un ringraziamento alla platea.
Ha preso la parola, poi, Renata Stradiotti, Presidente del R.C. Salò Desenzano, a nome degli altri quattro Presidenti (Roberto Gorla del R.C.Brescia Est,Giulio Olivini del R.C. Brescia Museo Mille Miglia, Roberto Tursi del R.C.Valtrompia e Pierluigi Cordua del R.C.Vallesabbia Centenario) per presentare brevemente il dramma “Il Visitatore”, l’autore E.E. Schmitt e la Compagnia “La Betulla” con il regista Bruno Frusca.
Un’opera teatrale recente, scritta nel 1993 da questo autore francese, professore di Filosofia e Drammaturgo, vincitore di ben tre premi Moliere per il teatro, tradotta in 15 lingue e rappresentata in ben 25 paesi, che affronta con uno stile diretto, leggero, libero da ogni enfasi retorica, le grandi tematiche esistenziali dell’umanità.
Il sipario si apre su una scena semplice, essenziale: lo studio di Freud in Bergstrasse 19 di una Vienna ormai annessa al terzo Reich.
La musica di Mozart che fa da colonna sonora è spesso interrotta da grida ed arroganti canti nazisti che provengono dalla strada, teatro di rastrellamenti e sanguinose violenze contro gli ebrei. Il grande scienziato, vecchio e provato da un male incurabile appare stanco, amareggiato e angosciosamente dibattuto: deve infatti trovare la forza di firmare il documento “filonazista” per ottenere la libertà della figlia arrestata dalla Gestapo e salvare anche se stesso, trasgredendo ai suoi princìpi ed alla sua integrità morale in una inammissibile, impotente resa alla barbarie nazista.
Questo vecchio, ora disperato, dopo aver dedicato la sua intera esistenza a guarire gli uomini salvandoli proprio dalla disperazione, riceve la visita di un personaggio inquietante con il quale, suo malgrado, instaura un dialogo molto particolare.
Un ospite stravagante, misterioso, senza identità: sarà un pazzo fuggito dal manicomio o, come lui stesso vuol far intendere, sarà Dio? Un Dio che vuole manifestarsi a chi lo ha sempre negato assumendo le sembianze dissacranti di un folle che, però, sembra conoscere tutto su Freud, fino agli angoli più reconditi della anima, insinuando il dubbio nella sua mente tormentata. Da questo incontro nasce un dibattito concitato sui temi dell’esistenza: l’insolito visitatore cerca di smontare e mettere in crisi, con sottile ironia, le basi del ferreo ateismo dello scienziato, le sue verità scientificamente
codificate; per la prima volta Freud è spiazzato. I ruoli si ribaltano e lui, abituato a dare delle risposte, è costretto a porre delle domande, a mettere in discussione le sue certezze.
Deve ammettere il fallimento della scienza che cura gli individui ma non sa curare l’umanità artefice di ingiustizie e sopraffazioni, prigioniera del male, ma proclama anche il fallimento di Dio che, nella sua onnipotenza ha permesso questo male.
Dio però, incalza l’interlocutore, ha concesso all’uomo il libero arbitrio, la possibilità di scegliere il bene in nome dell’amore. Il cieco e superbo scetticismo che conduce l’uomo ad una inevitabile e devastante resa di fronte al male; la fede, per contro, ben lungi dall’essere un palliativo, è un atto di umiltà, da cui l’uomo conscio dei propri limiti e dell’inconsistenza delle proprie certezze può trarre la speranza e la forza per combattere il male. Ma il misterioso visitatore non vuole convincere Freud, che ancora lo considera un impostore, manifestandosi in modo miracolistico, ma solo insinuare in lui il dubbio che porta alla ricerca della verità; per un attimo l’ineffabile armonia della musica di Mozart sembra unire i due opposti: le certezze di Freud vacillano e, dopo il tentativo di uccidere lo scomodo interlocutore uscito dalla finestra, lo scienziato si troverà ad ammettere con rassegnata semplicità : “l’ho mancato” (evidentemente proprio impostore non era !…).
Ben lungi dall’essere una noiosa disputa filosofica sui “massimi sistemi” dai toni aulici e professorali, il dramma è rappresentato come una commedia vivace e brillante a tratti leggera, tanto da indurre a qualche sorriso, pur affrontando con forza e lucidità i più angoscianti interrogativi dell’uomo di fronte alla vita.
E la regia di Bruno Frusca ha magistralmente calato un dialogo impegnativo, dai contenuti “corposi” in una dimensione quasi domestica dai toni familiari e coloriti che lo hanno reso più efficace ed accessibile.
Un dramma denso di significati, allusioni e spunti di riflessione che ci ha coinvolti al punto che, molti di noi, sentivano l’esigenza di assistervi una seconda volta per meglio comprenderne ed apprezzarne ogni sfumatura.
Uno speciale ringraziamento va alla Compagnia “La Betulla” che, a titolo gratuito, ci ha offerto questo spettacolo di alto livello con ottimi attori, in grande sintonia tra loro, perfetti nei loro ruoli, completamente immersi nella fragile umanità dei loro personaggi.